Vi siete mai domandati perché i coccodrilli piangono? Vi siete mai chiesti perché le giraffe hanno il collo lungo? Avete mai riflettuto sul perché le iene ridano? E sul perché gli ornitorinchi siano fatti così?
Adesso non prendete enciclopedie varie, non cercate su internet e soprattutto non disturbate il vicino che ha studiato scienze naturali. Per favore, posate il telefono, non potete chiamare Giorgio Celli, non disturbatelo.
Chiedetelo a Michel.
Io ho fatto così. Gli ho fatto quelle domande e lui mi ha risposto. “Sono contento” iniziò a spiegarmi tranquillo con la sua voce pacata “che non hai disturbato Giorgio Celli, ha una vita piena d’impegni. Risponderò io alle tue domande.
Una volta l’ornitorinco assomigliava tantissimo al castoro, aveva lo stesso muso e la stessa coda, in più i due erano anche vicini di casa.
Il postino si sbagliava sempre, consegnava la posta del castoro all’ornitorinco e viceversa, gli amici invitati a cena o alle feste sbagliavano sempre casa e si creavano sempre situazioni imbarazzanti e spiacevoli.
L’ornitorinco, stufo degli equivoci, decise di farsi un’operazione chirurgica al muso. Un suo amico papero gli consigliò di andare dal Dr. Keller che era un chirurgo tedesco di fama mondiale e che con il becco di sua cugina aveva fatto un lavoro stupendo, quasi un’opera d’arte. Quello che aveva omesso il papero era la specializzazione del medico, così l’ornitorinco si ritrovò con un becco, ma fu contento perché gli donava moltissimo.
Organizzò allora una gran festa, furono invitati tutti, tranne i coccodrilli. Si dimenticano sempre tutti di chiamarli. Nessuno li invita mai a cena, nessuno li invita nemmeno a bere un caffè, quindi i coccodrilli sono sempre tristi e soli ed è per questo che piangono, non hanno molti amici.
Invece alla festa c’erano le giraffe che grazie al collo lungo riuscirono ad ammirare il nuovo becco dell’ornitorinco. Erano state obbligate a farselo crescere, perché quando andavano al cinema erano sempre dietro agli elefanti, così non vedevano il film.
Agli elefanti piace molto andare al cinema e ce ne sono a tutti gli spettacoli almeno quattro o cinque, si siedono in prima fila per vedere meglio lo schermo, sono molto critici e hanno stroncato la carriera a più di un regista.
Alle iene, invece, piacciono i film comici e le barzellette, però non sono molto sveglie allora capiscono le scene o le battute dopo ore, alcune dopo giorni, così ridono senza un motivo valido e quando iniziano non riescono a smettere.”
Vi vedo perplessi, sapete chi è Michel?
Non lo sapete, come direbbe lui: “Che cosa avete imparato a scuola, solo che le tartarughe camminano piano perché non hanno fretta di tornare a casa?”
Non cercate di ricordare qual è il nome del vostro vicino o il secondo nome di Giorgio Celli, potrebbero anche essere Michel, ma non è di loro che sto parlando.
Tutti l’avrete sicuramente incontrato, però, presi dai vostri impegni, dai vostri problemi o dalla vostra fretta, non l’avrete considerato.
Lui era sull’autobus che sorrideva, mentre raccontava una storia ad un bambino, era al parco che rideva, mentre giocava a guardie e ladri con i più piccoli ed era seduto felice su una panchina, mentre disegnava o scriveva. Avrete letto un suo libro o visto una sua mostra o un suo film, ma non sapevate che era suo. Avrà anche cercato di parlarvi, ma gli avete voltato le spalle deridendolo e, infine, avrà rinunciato ad aiutarvi nascondendosi in un angolo buio.
Non vi sto dicendo di non preoccuparvi della vostra vita, di non organizzarla o di non programmarla, ma vi sto solo consigliando di lasciare stare qualche volta la ragione e di fermarvi a parlare con Michel e di sfogare la vostra fantasia rendendola libera come quando eravate bambini, allora tornerete a sorridere come lui.
Lui ve ne sarà grato e non dovrà più temere di essere ucciso dal vostro raziocinio e dalla vostra frenesia.
Io vi ringrazio, in anticipo, per tutte le volte che lo saluterete, perché in fondo ad ognuno di noi vive un Michel.