mercoledì 31 marzo 2010

Minacce

Viviamo in un mondo difficile, su un pianeta ostile che tende a rendere la vita impossibile.

Ogni giorno combattiamo per cercare di sopravvivere e ogni giorno immancabilmente veniamo sopraffatti dall'odio intrinseco di ogni creatura che incrociamo sulla nostra strada.

Non c'è luogo dove rifugiarsi, non c'è angolo sperduto che riesce a nasconderci, le minacce arrivano da ogni direzione, arrivano dall'alto e persino dai luoghi più inimaginabili.





lunedì 29 marzo 2010

Papere

Ci si deprime inutilmente ed egregiamente, mentre si resta a guardare questa primavera di illusioni che arriva a toccare apici di falsità e ipocrisie. Non un bagliore di luce attraversa l'oscura coltre di nubi, non un misero raggio di sole perfora la cortina nubica, non uno sprazzo di cielo azzurro si intravede nella grave immensità grigia che preme nella sua altitudine.

In queste giornate all'insegna dell'inquietudine, nell'accezione più alta del suo significato, l'unica cosa che resta da fare è dedicarsi alla lettura del poeta dalle mille risorse, del fantino di capre, del terrorista della penna o della pena, a seconda dei casi. Molte volte, in effetti, uno potrebbe o meglio dovrebbe dedicarsi ad altro, ma questa è una delle mie attività preferite, quindi mi diletto a esorcizzare i miei problemi rifacendomi su chi ne ha avuti di peggiori, ovvero il così detto sfonda matite poeta chirghiso Aligolok Barganov.

Questa poesia è tratta dal periodo “naturalistico”, conosciuto anche come periodo “delle papere”. Potremo notare, di seguito, come il giovane scribacchino si stupisce della visione del creato.

Papere

adagiato sull'erba guardo le calme acque

sereno sott'al sole contemplo tutt'il fiume

papere navigano placide “ma che belle”

“quelle non son papere ma germani reali”

or interviene acido il naturalista

sabato 27 marzo 2010

Buio

Buio.

Dolore.

Sto sognando.

No, sono sveglio.

Dove sto andando, ma quella è mia sorella?

Ah la casa di mia nonna in campagna.

No, il demone del viaggio... lasciami stare, non voglio partire, sto bene qui. Vattene, ti schiaccio la testa, bastardo non ti riesco a prendere.

Hanno suonato alla porta.

Buio.

Perché.

Cosa c'è.

Hey feb mi ordini una birra, no non ho voglia di andare a Parigi... perché non stiamo qui?

Cazzo ancora quel gatto che mi entra in casa, no Ska piantala di corrergli dietro.

Potrei avere un bicchiere d'acqua ho la gola secca, me ne dai un altro, continuo ad avere sete.

Buio.

Chi sei?

Dove sono?

Il bosco delle fate, che figata che è, proprio bello. Ma dove mi stai portando?

Sangue per il dio del sangue, nostro signore Korne. Ti mangerò il cuore figlio di troia.

Ciao come va, stai bene... ma dove sei finita non ci sei più, dove sei? Torna ti prego.

Il treno va, va, chissà quando mai si fermerà.

Buio.

Dolore.

Mal di testa.

Hey, hey, dai dai, una sega qui, non mi sembra il caso, ma se insisti, vai tranquilla.

Il genio della lampada, quattro addirittura, no uno è Pippo.

Buona la frutta, dove l'hai presa, è grossa. Nonna non mi fai più la macedonia?

Secondo me le perifrastiche passive non hanno senso, ti sembra che si possano utilizzare in una frase, ma se so a malapena usare l'indicativo presente.

Buio.

Perché?

C'è qualcuno?

Non vedo perché non dovrei staccarle la testa con un colpo netto, non sono mai stato insultato così in malo modo, mi pare ovvio che la precedenza è mia, non comprendo su quali basi si fondino le sue opinioni.

Le galline mi fanno paura, mi sembrano un po' grosse.

Buio.

Fa freddo.

Dove sono?

Mi spieghi perché ti ostini a bruciare larice? Lo sai che la resina sporca il camino, devi pulirlo ogni 3 mesi, poi non lamentarti se ti prende fuoco, mi sembra il minimo che possa accadere.

Cazzo, “ Under the bridge “, non so “ Wish you were here “, “ One “ forse, devo pisciare, non ci riesco, non ci riesco.




Simone si svegliò, stava sudando.

Incominciò a guardarsi attorno, il buio era l'unica cosa che si vedeva.

La vista piano, piano iniziò ad abituarsi alla mancanza di luce. Non riconobbe il luogo in cui si trovava, ogni sagoma e ogni ombra che iniziavano a delinearsi non gli appartenevano.

Un terrore iniziò a insinuarsi nelle viscere, doveva andare in bagno.

Cercò di alzarsi.

Provò a muovere un braccio, una mano.

Non ci riusciva.

Mille dubbi torturarono la sua mente, cosa stava succedendo, cosa cazzo stava succedendo.

Ora, davvero era terrorizzato, aveva paura.

Un sorriso brillò nell'oscurità e un ombra iniziò ad avvicinarsi.

'' Ora ti mostrerò qual è il vero dolore.''

Furono le ultime parole che udì.


venerdì 26 marzo 2010

Ci Sono Rimasto Sotto

Alla fine, grazie ad una inettitudine intrinseca radicata nel mio essere, di nuovo ci rimango sotto. Dubito, anche, di una ripresa, ormai reagire risulta impossibile, opporsi ad un qualsiasi cambiamento diventa difficile, quindi, brindo alla vita, forse con eccessivo zelo, ma, sicuramente, con ottimi risultati, visto l'andazzo preso e i ragguardevoli aberranti episodi di ubriachezza molesta.

Sicuramente sono rimasto sotto, ma non ricordo più qual'è il motivo scatenante di tutta questa apprensione nei riguardi della vita, forse lo stato di incoscienza che mi accompagna per la maggior parte della giornata non aiuta a capire le cause di questo malessere, generalizzato a tutto ciò che mi circonda.

In questi istanti stanno succedendo cose veramente strabilianti. La prima è il continuo ritorno della frase: “Questa volta ci sono rimasto sotto”. La seconda è che sinceramente non capisco cosa significhi questa massima o vaccata, a seconda dei punti di vista.