giovedì 14 maggio 2009

Commento

Per quale motivo invece di cagare il cazzo al mondo, non ti spari un colpo in testa?

mercoledì 13 maggio 2009

Drammatizzare Per Sdrammatizzare

Malcelati orrori che trascendono le parole nascono dalle più buie profondità di inenarrabili luoghi nella più oscura parte della mente umana, sono creature primitive, prive di scrupolo, prive di sentimenti, prive di anima. Si cibano di ogni razionalità, si nutrono di ogni coscienza, distruggono ogni umore, al loro passaggio lasciano gusci vuoti colmi solo di nulla, lasciano paure, lasciano dolore.

Uomini, di sana costituzione e robusta fibra morale, impazziscono al solo sentirli nominare o non riescono a sostenere la loro vista, alcuni non sopportano neanche i racconti di chi ha avuto la sfortuna di trovarli sul proprio cammino.

Stanno arrivando, li sento, sento il loro raschiare, sento il loro fastidioso squittio. Mi stanno circondando e non ho via di fuga, sono ovunque ne sono sicuro, posso sentire le loro voci.

Riuscirò a sopportarli? Riuscirà la mia mente a superare quell'orrida visione? Riuscirò a sopravvivere a una tale sofferenza?

I dubbi esistono.


lunedì 11 maggio 2009

Un'Altra Favola

C'era una volta un piccolo ramarro che piangeva disperato nel bosco, urlava al mondo i suoi problemi e ad ogni parola detta gli scendeva una lacrima.

Un gufo, destato dal suo riposo, andò a cercare la causa di tanto rumore e trovato il ramarro angosciato, gli si avvicinò e disse: “Per quale motivo sei così abbattuto?”. Allora il ramarro iniziò a raccontargli tutte le sfortune che gli capitavano, tutte le sofferenze che doveva sopportare e tutte le miserie della sua vita.

Alla fine di questo sfogo, il gufo intristito gli chiese: “Ma come cerchi di superare tutto questo? Ma come cerchi di affrontare i tuoi problemi? Ma cosa fai per cercare di migliorarti?”. Allora il ramarro stupito rispose: “Io? Non faccio assolutamente nulla!”.

Il gufo, sentita la risposta, adirato, mangiò il ramarro e ingoiato il boccone disse: “Se uno si crea i problemi, poi non dovrebbe lamentarsi delle conseguenze”.

Questa era la favola della vita che fa schifo.


venerdì 8 maggio 2009

Art Attack

Facendo ora un lavoro con orari flessibili, mi ritrovo nel pomeriggio a curarmi di quale testicolo grattarmi prima, se il destro o il sinistro, e dell'ordine in cui si debba fare l'operazione, se semplicemente alternando oppure se eseguire un paradiddle.

Così, mentre dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge (chiedo perdono a Foscolo che si starà agitando dentro ai suoi sepolcri per le citazioni), si risveglia la mia vena artistica e sono colto da mistica creatività.

Riesco ad appagare questi miei bisogni grazie ad anni di raccolta di materiali vari, inutili, riciclati che invadono la mia abitazione, ma soprattutto grazie ad un volumetto, di cui consiglio la lettura, trattante la biografia di Angus Mac Gyver, intitolato “Io e il mio coltellino svizzero”.

Ogni volta dalle mie mani escono mirabolanti sorprese ed osservando il risultato finale, nella mia mente, prende, via, via, forma una domanda:

“Ma, perché invece di fare tutto ciò, non ho praticato del buon sano onanismo?”


giovedì 7 maggio 2009

Auguri

Ricordo, quando quattro anni fa, cambiai residenza e mi trasferii dove vivo adesso.

Qualche mese prima della data odierna nel duemila e cinque, approfittando di una distrazione del mio allora più giovane vicino, gli rubai i soldi che aveva nel portafoglio, così venni a sapere che il sette maggio sarebbe stato il suo compleanno.

Nonostante il magro bottino ottenuto, decisi che avrei potuto spendere qualcosa per comprare un regalo al vecchio. Così feci. Vista la sua passione per la panchina di fronte a casa sua, decisi di acquistargli un cappello di paglia, così almeno avrebbe potuto salvaguardare dalla calura estiva quel che restava della sua sanità mentale.

Il giorno del suo compleanno lo vidi, come sempre, alla sua postazione, così, mentre gli facevo gli auguri, gli consegnai il pensiero preso coi suoi soldi. Mi guardò con i suoi occhi acerbi, scracciò mirando i miei piedi e prese il pacco, non disse e non fece niente, anzi mi ignorò bellamente, così tornai a casa un po' deluso.

Devo però dire che dal giorno seguente iniziò ad indossare il cappello e ancora oggi, nonostante sia un po' malconcio, continua a portarlo, dopotutto aveva apprezzato il dono.


mercoledì 6 maggio 2009

Mais Oui, Un Peu De Français

Eccomi orgasmicamente allibito a stuprare poesia, violentare versi e sodomizzare poeti.

Ritorno all'eterno scribacchino, Aligolok Barganov, rileggo i suoi scritti, mi commuovo e rido, mi scandalizzo e lo assecondo, forse mi indigno solo. Rimango, comunque, sempre colpito da una sua parola, da un suo verso, uno solo non di più, non bisogna esagerare.

Durante il suo periodo “francese”, come ogni uomo letterato ha vissuto in Francia, a Marsiglia, sbarcando il lunario come scaricatore di porto, ha sperimentato questa lingua, considerata dai meno, stupenda e, considerata dai più, incomprensibile.

La mia poesia preferita, oserei dire quasi unica, segue il periodo “post traumatico” e anticipa quello “tendenzialmente fisico”, situata appunto durante il periodo “francese”, s'intitola “ N° Sept”

Au milieu de la chambre je repense

à ce que j'ai vécu et à son sense

au chagrin d'avoir perdu

je suis un pauvre têtu

n'importe quel bruit

je te vois la nuit

tu me souris

et tu t'en fuis


martedì 5 maggio 2009

Drugo En Veulla

Oggi mi sono fatto una vasca ad AO.

Sono salito sulla macchina con in sottofondo il grido di “te va en veulla?” di Joseph, ho messo una canzone di Patti Smith, Dancing Barefoot, e sono partito.

Ad Aosta c'era il mercato, così ho girato un ora per trovare un parcheggio, ma faceva niente, perché era una vita che non ci andavo di pomeriggio ed ero felice.

Metà del centro è sottosopra, stanno rifacendo tipo le fogne, ma non era un problema, perché era una vita che non mi facevo un giro di giorno.

Mi sono preso una granita alla pesca e mi sono goduto la giornata di sole.

Al che, all'improvviso, quasi senza aspettarmelo, mi fermo di fronte ad un negozio, osservo la vetrina e sorseggio la granita. Un pensiero si forma nella mia testa mentre analizzo la merce in vendita: "è proprio un bel tappeto, sono sicuro che darebbe un tono all'ambiente, proprio un bel tappeto".

Adesso penso di bermi un white russian visto che ho messo il mio accappatoio migliore per uscire.


lunedì 4 maggio 2009

Blues

Viaggi.

Scorri insieme al fiume.

Fronde di alberi ti accarezzano.

La musica culla i tuoi pensieri.

Lasci ogni preoccupazione a domani.

Vivi la pace che ti sgorga dall'anima.

Le note ti trasportano.

Verdi montagne ti si dipingono davanti agli occhi.

Picchi irraggiungibili si stagliano verso l'alto.

Solo nuvole e cielo nello sguardo.

Tutto è immobile, quieto e stabile.

“Abbassa il volume di sto casino”, vengo bruscamente riportato alla realtà dagli sbraiti del soleggiato vicino, sembra che non apprezzi ciò che sto ascoltando.

Il suo sguardo è colmo di odio e ira, bestemmia, sputa e inveisce contro qualsiasi cosa gli venga in mente, quindi faccio che spegnere la radio.

Mi stappo una birra e ne porto una a Joseph, almeno così starà tranquillo per un attimo. Mi siedo accanto a lui, mi godo il sole e la birra.