Eccomi orgasmicamente allibito a stuprare poesia, violentare versi e sodomizzare poeti.
Ritorno all'eterno scribacchino, Aligolok Barganov, rileggo i suoi scritti, mi commuovo e rido, mi scandalizzo e lo assecondo, forse mi indigno solo. Rimango, comunque, sempre colpito da una sua parola, da un suo verso, uno solo non di più, non bisogna esagerare.
Durante il suo periodo “francese”, come ogni uomo letterato ha vissuto in Francia, a Marsiglia, sbarcando il lunario come scaricatore di porto, ha sperimentato questa lingua, considerata dai meno, stupenda e, considerata dai più, incomprensibile.
La mia poesia preferita, oserei dire quasi unica, segue il periodo “post traumatico” e anticipa quello “tendenzialmente fisico”, situata appunto durante il periodo “francese”, s'intitola “ N° Sept”
Au milieu de la chambre je repense
à ce que j'ai vécu et à son sense
au chagrin d'avoir perdu
je suis un pauvre têtu
n'importe quel bruit
je te vois la nuit
tu me souris
et tu t'en fuis
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