Continuava ad aspettare che arrivasse, come al solito era in ritardo. Si stava iniziando ad annoiare, i suoi pensieri era centrati sul fatto che fosse sempre così e, molto probabilmente, sarebbe stato sempre così. Il suo sguardo cadde in quel momento su un nuovo avventore diretto verso il bancone.
Salutò la barista e ordinò un caffè, questo era, decisamente, il bar dove preferiva berlo. Lo servivano come piaceva a lui: bollente, nero e cremoso. Doveva sempre allungare la strada del ritorno verso casa per andare in quel locale, ma per un caffè così ne valeva la pena. Il cliente che aveva di fianco stava consumando anche lui un caffè, ma lo stava oltraggiando unendoci latte e zucchero.
Mentre stava per prendere in mano la tazzina, si accorse di essere guardato di traverso, l'uomo vicino a lui lo stava letteralmente uccidendo con lo sguardo. Si immobilizzò e inizio a domandarsi che cosa mai volesse questo tipo strano, chissà cosa mai gli avesse fatto, decise così di ignorarlo e di guardare altrove, puntò allora gli occhi sulla barista, una vista sicuramente migliore del bestione a fianco.
Quella era una di quelle serate dove non si riusciva a stare tranquilli un secondo, continuavano ad arrivare clienti, quindi non sarebbe riuscita ad uscire per fumare una sigaretta. Era il problema di questo lavoro, in alcuni momenti non c'era nessuno, in altri non si riusciva a stare fermi un secondo. Salutò un ragazzo che se ne stava andando e si concentrò nuovamente sulla birra media che stava spillando.
Aprì la porta, prese una sigaretta, la infilò in bocca e l'accese. Si diresse verso la macchina mentre stava pensando che domani si sarebbe dovuto alzare presto per andare a lavorare.
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