venerdì 28 agosto 2009

Mosche?

Seduto sulla panchina del mio ottuagenario bradiposo vicino, osservo il cielo, mi godo il caldo estivo cercando di accumulare calore da rilasciare durante il lungo inverno che si sta avvicinando.

La contemplazione soporifera pomeridiana viene interrotta dall'improvviso scatarroso risveglio del vecchio sedente, espressione araldica. Con sguardo truce e fiammeggiante odio, con ghigno digrignante e leggermente sbavante, con narice dilatata e soffiante, inizia ad apostrofarmi con parole argute e, nonostante il terrore e l'orrore che mi attanaglia, decido di restare ad ascoltare il sicuro vaneggio. “Ma come è possibile che le mosche ti entrino nelle orecchie?” Allibito da tale questione non proferisco parola, non istigo l'alzheimeritica mente a proseguire, non alimento la possibilità di un dialogo.

I miei sforzi, però, sono vani e la carcassa umana continua coi suoi dubbi e la sue preoccupazioni: “ Guarda, guarda che virate, guarda puntano direttamente dall'alto e zac si infilano in un orecchio, come fanno a sapere che li c'è un buco?”.

Non curandosi affatto della mia completa apatia e indolenza,Joseph, in un monologo che oserei, quasi, definire scientifico ottenuto con anni di studio e osservazioni, descrive i moti e le abitudini di questi dipteri.

Dopo circa un'ora e mezza di discussione della sua tesi, alla quale è seguita consegna di laurea honorem causa con relativo rinfresco, il dotto e saggio vicino conclude con una frase che mai in vita mia spero di risentire: “ Sarà sicuramente per istinto”. Ovviamente le mosche per istinto si infilano nei buchi delle orecchie, un irrefrenabile desiderio di soffocare tra peli e cerume, un istinto suicida che impone una tragica fine in questo antro cieco, che vita di merda.


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