lunedì 27 luglio 2009

Cima Longhède e Becca d'Aver

Quale immane obbrobrio si riesce a trovare nei luoghi più impensabili, dove mai avresti pensato che qualcuno avesse il coraggio di deturpare il paesaggio, perché costruire una qualsiasi opera, in questo caso quasi sempre religiosa, su una cima di una montagna equivale a sfregiarla.

L'unico inconveniente è che nessuno reputa tale gesto come un delitto, sembra che sia giustificata da chissà quale motivo, anzi sembra quasi doveroso che ci sia una madonna, una croce o un cristo, di altezza non inferiore ai tre metri, su qualsiasi punta.

Le persone che arrivano sulla sommità, dopo una bella scarpinata, immortalano i loro visi davanti a queste turpi opere, come se il panorama che si gode non sia uno sfondo sufficientemente adeguato. Anche la mente, che definirei malata, si gloria del suo operato lasciando una targhetta commemorativa, forse per ricordarsi di quale cagata abbia creato.

Sabato sulla Cima Longhède, vicino alla Becca d'Aver, ho trovato una croce alta una decina di metri, forse qualcuno ha deciso di riutilizzare un traliccio dell'Enel, visto che sicuramente la sua posizione precedente non era abbastanza impattante. Questa superba costruzione ci è stata donata dagli alpini di Verrayes, sembra anche con parecchio orgoglio.

Nessuno si indigna, nessuno si offende, ma, soprattutto, nessuno dice nulla. Forse, una soluzione per sanare i problemi di abusi edilizi in Italia, sia quello di mettere una bella croce o una madonna su una qualsiasi costruzione per farla approvare dalla chiesa cattolica, quindi dallo stato e in seguito dalla popolazione? No perché questa è l'idea che mi sono fatto.


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